giovedì 5 marzo 2009

Anche Saline nel dimenticatoio?

In questi giorni mi è capitato di leggere un pezzo uscito - su Economy di Panorama. L’articolo denunciava l’immobilità del nostro Paese e l’opposizione alle opere - in particolare a quelle energetiche - tra le quali era citato il caso di Saline Joniche.
Che qui a Saline si possa parlare di sindrome Nimby (acronimo di Not in my back yard, ovvero Non nel mio giardino), non ci sono dubbi. Se da qualche parte c’è stata opposizione incondizionata a un’opera, questo è proprio il nostro caso. E la cosa più sconcertante è che il veto è arrivato senza neanche una valutazione di quanto la centrale può essere veramente utile o dannosa. Lo stesso Loiero nelle sue dichiarazioni ha ammesso che il progetto non è neanche stato preso in considerazione, proprio perché il carbone non è contemplato nel Piano energetico regionale. Ma se ogni singola Regione può esprimere il proprio rifiuto, anche di fronte a opere di importanza nazionale, non c’è forse il rischio che il Paese resti paralizzato?
In effetti, sembra proprio così, visto che sono molti i progetti che negli ultimi anni sono stati abbandonati - perché stroncati dall’intransigenza e dalla diffidenza delle amministrazioni. E pare che almeno in questo noi italiani siamo tra i primi al mondo. Addirittura, ho letto, che per una centrale analoga a quella proposta per Saline, la Rezia - socio di maggioranza di SEI - ha ottenuto i permessi in sei mesi. Stiamo parlando della Germania, che nel mondo è tra i Paesi da sempre più attenti all’ambiente e alle tecnologie rinnovabili, ma altrettanto consapevole che l’energia cosiddetta “verde” deve essere affiancata da una solida base di energia prodotta con fonti tradizionali.
Da noi invece manca una visione realistica del problema, e di fronte a una centrale termoelettrica, a carbone, ci facciamo prendere dall’irrazionalità di chi non vuole neanche provare a capire che oggi le tecnologie per l’utilizzo del carbone sono molto lontane da quelle della rivoluzione industriale di fine Ottocento.
Ma a quanto pare il nostro immaginario sul carbone sembra fatto solo di fuliggine e fumo. Così, come tanti altri progetti, la centrale di Saline Joniche rischia di finire nel dimenticatoio, con buona pace di tutti quelli che qui da noi oggi cercano un lavoro.

venerdì 6 febbraio 2009

L’ex Liquichimica di Saline Joniche: la prima bruttura da cancellare in Calabria

L’ex Liquichimica Biosintesi è entrata nel quarto censimento “I luoghi del cuore” stilato annualmente dal FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano). Nella classifica annuale che raccoglie le segnalazioni dei cittadini su ecomostri e luoghi deturpati del nostro Paese il complesso industriale di Saline Joniche ha ottenuto 979 voti, piazzandosi al diciottesimo posto assoluto e primo tra i luoghi da salvare della Calabria.

Il progetto della centrale SEI ha sicuramente contribuito a riaccendere i riflettori su questo luogo che per anni è stato abbandonato al proprio destino. La classifica del FAI è un’occasione per ribadire la necessità di cambiare le cose. Sembra abbastanza chiaro che un impianto inutilizzato non serve a nessuno, anzi pregiudica lo sviluppo del territorio, sia esso turistico o industriale. È il momento di liberarci di questo relitto di un passato fatto di scelte sbagliate e interessi particolari che hanno ferito il nostro territorio e di pensare al futuro, senza precluderci le opportunità che ci sono state offerte.

mercoledì 21 gennaio 2009

La SEI ha fatto ricorso al TAR

È notizia di pochi giorni fa il ricorso al TAR di Reggio Calabria della SEI contro la delibera della Giunta regionale che pareva avesse cancellato ogni speranza per la costruzione della centrale. L’atto è stato notificato a Regione e Provincia e a tutti i comuni interessati dal progetto. Il sindaco di Montebello ha criticato l’operazione degli svizzeri, sostenendo che “le motivazioni addotte dalla Sei, a una prima lettura del ricorso, paiono infondate, in quanto fanno riferimento esclusivamente al fatto che l’esito positivo della ‘Via’ è parte integrante e condizione necessaria del procedimento autorizzatorio.”
Quello che è certo è che l’iter per la costruzione della centrale sta proseguendo e che la SEI ha ufficialmente avviato le procedure per la VIA presso il Ministero dell’Ambiente. Ora aspettiamo, e speriamo che il parere di noi cittadini “torni in gioco” nella partita sul futuro di Saline.

sabato 10 gennaio 2009

Con il Comitato “Trasparenza” siamo a quota 2

Dopo “Vedere Chiaro” è la volta del Comitato “Trasparenza”, che si interroga “sulla reale situazione che si nasconde dietro alla vicenda della centrale a carbone di Saline Joniche”. Il comitato nasce in seguito alle recenti notizie sulla centrale fotovoltaica, approvato senza consultare la popolazione. Un aspetto importante visto che per mesi i cosiddetti signori del “no” si sono battuti e hanno invitato tutti a fare altrettanto contro il progetto della SEI, facendo appello alla vocazione turistica di Saline, mentre adesso gli stessi hanno deciso, per tutti, che quello di Api è un buon progetto.
Tra le richieste del comitato c’è una maggiore trasparenza da parte delle istituzioni locali, della Provincia e della Regione per aprire un tavolo di confronto sul progetto SEI, magari con il supporto dell’Università di Reggio. Sembra infatti paradossale, soprattutto in questo momento di crisi economica, che un progetto come quello della SEI sia stato liquidato senza neanche aver formato una Commissione di esperti in grado di giudicarne adeguatamente la validità.
Non ci resta che aspettare e vedere come andranno le cose.

martedì 16 dicembre 2008

Il fotovoltaico a Saline?

Già dai primi di dicembre era girata la notizia di un progetto per un impianto fotovoltaico a Saline Joniche, e durante il recente incontro con il Commissario per le politiche regionali dell’Ue Danuta Hubner, il Presidente Loiero ha ufficialmente annunciato la firma di un protocollo d’intesa con Api Nòva Energia. L’impianto sarà costruito nell’area delle ex Ogr, quindi non interesserà il luogo in cui dovrebbe essere costruita la centrale a carbone. Ma allora che ne sarà della Liquichimica?
La questione è di primario interesse visto che dopo il rifiuto del progetto SEI tutti gli sforzi sembravano concentrati sullo sviluppo turistico dell’area. Ora invece il progetto Api è stato approvato senza neppure essere discusso con la popolazione. Evidentemente c’è qualcosa che non va: dicono NO e SI indifferentemente, ma sempre senza ascoltare il parere dei cittadini! Ad ogni modo - lo fa notare anche Giovanni Alvaro sulla Gazzetta del Sud dell’11 dicembre - l’impianto fotovoltaico non entrerebbe in conflitto con la centrale, anzi sarebbe complementare al polo di ricerca sull’energia che già la SEI avrebbe in progetto per l’area di Saline.
Domenico Foti - Presidente dl Comitato “Vedere Chiaro” sottolinea invece il differente trattamento riservato al progetto svizzero e a quello di Api. “Se così bene è stato accolto il progetto fotovoltaico proposto dall’Api Nòva Energia - afferma Foti - perché, senza aver mai accettato un confronto tecnico, medico e scientifico, è stato detto “no” alla centrale della SEI? E perché se va bene senza alcuna controindicazione l’impianto fotovoltaico, non è possibile quanto meno prendere in esame il progetto della centrale a carbone proposto dagli svizzeri?”.
In effetti - lo sostiene anche il Segretario Provinciale de I Socialisti Gianpaolo Catanzariti - il no alla centrale è arrivato senza nemmeno attendere l’esito della procedura di VIA, mentre il fotovoltaico è stato accettato da subito.
Dispiacerebbe molto se le occasioni per Saline Joniche restassero tali. Ora come non mai c’è bisogno di chiarezza.

mercoledì 26 novembre 2008

A Saline Joniche è nato il comitato "Vedere chiaro"

Fa piacere scoprire che ci sono altre persone che vogliono sapere di più sul progetto della centrale di Saline Joniche. È di ieri la notizia della nascita del comitato “Vedere chiaro” che dimostra il crescente interesse della popolazione per la questione. Da quanto riportato dai giornali l’obiettivo del comitato sarà il confronto diretto con la SEI per valutare la validità del progetto senza intermediazione politica e senza condizionamenti. Qualcosa si muove.

giovedì 20 novembre 2008

Taglio e incollo dalla stampa

Ho letto, è vero, di molti NO al progetto per Saline, come ho indicato nel post di apertura di questo blog. Ma è anche vero che ci sono interventi che esprimono perplessità di fronte a un NO così deciso a un progetto che potrebbe essere la chiave di volta per il nostro territorio.
Invito tutti loro a postare altri loro contributi, e ovviamente anche tutti i possibilisti, i favorevoli e i contrari al progetto che vogliano discuterne seriamente.
Vi trascrivo solo alcuni passaggi letti in quest’ultimo periodo:

“Si continua con la vecchia politica dei NO preconcetti e ideologizzati dimenticando letteralmente le popolazioni interessate che continuano a vivere ai margini della società civile ed i cui figli debbono intraprendere, come avviene ormai da decenni, la triste strada dell’emigrazione.” […]
“Lungi da noi l’ipotesi di accettare a scatola chiusa ogni proposta che viene avanzata, ma con altrettanta determinazione, sosteniamo l’esigenza che, prima di esprimere un qualsiasi rifiuto, è necessario ragionare su concreti dati di fatto.” (Giovanni Alvaro, Segretario Provinciale per Reggio Calabria del Nuovo PSI, su Melitoonline.it, 18-11-2008)
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“La Regione Calabria si è svegliata di colpo. Dopo più di quarant’anni? Tutti si sono accorti del degrado di Saline solo in concomitanza della presentazione del progetto SEI, ma guarda un po’…. E noi dovremmo crederci secondo loro…” […] “non è possibile concepire che i nostri amministratori (che di pane ne hanno in abbondanza) diano un calcio e dicano ‘No, Grazie’ ad un progetto che potrebbe risollevare le sorti della zona e della Calabria intera, che rappresenterebbe un riscatto socio-economico per tutti coloro che credono saldamente nelle nostre potenzialità. Gli attacchi ‘ideologici’ di chi ha la pancia piena e non mira all’interesse della zona devono finire, che provino loro a campare con 500 Euro al mese!!!! Guarda caso. Sui palchi delle varie manifestazioni che si sono tenute per protestare contro la realizzazione del progetto non ho mai visto un disoccupato.” (Antonino Manti, Coordinatore di Forza Italia Comune di San Lorenzo, su Melitoonline.it, 11-11-2008)
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Ed anche Luigi Amato, Presidente associazione ‘L’altra Reggio’: “Sembra proprio che dopo l’alzata di muri degli ultimi mesi, sia da parte della politica che da quella del mondo associazionistico, oggi comincia a tuonare una certa ribellione alla decisione espressa con particolare fretta e scarso coinvolgimento dei cittadini, quella di non volere a Saline Joniche l’ormai famosa Centrale a carbone.” […] “la SEI, era giunta sul punto, acquistando la Liquilchimica, di portare a compimento un progetto estremamente sognato, quello appunto di ridare valore ad una delle aree più povere d’Europa.” […] “Investire però sull’energia a carbone pone giustamente delle perplessità e dei dubbi, primo fra tutti quello del rischio inquinamento, che avrebbero dovuto trovare tutti i chiarimenti attraverso le normali, ma negate, procedure previste dalla legge, vedi gli studi d’impatto ambientale. In mancanza di ciò si è dato ampio spazio a frenetiche leggende e fantasiose teorie.”[…] “Dunque seppur è vero che con questo fenomeno [effetto serra, ndr] non c’è da scherzare, è vero anche che la popolazione deve essere destinataria di informazioni e non false testimonianze. Il sud d’Italia perde sempre di più competitività e ricchezza, pertanto sarebbe normale che a rinunciare ad un progetto di questa portata non fosse Reggio ma qualcun altro, che magari gode già della presenza di numerosissime fabbriche e centrali energetiche” (Il Fatto Online.it, 06-11-2008)
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In un intervento su Calabria Ora (16/10/2008), Amato sottolinea ancora, che “Di fronte a progetti di una certa portata è giusto che se ne discuta, anche animatamente, ma è importante che lo si faccia con razionalità e senso di responsabilità. Questo non pare sia avvenuto nel caso di Saline Joniche dove addirittura il progetto è stato stroncato sul nascere, senza cioè effettuare il completamento degli studi che avrebbero sciolto tutti i nodi ambientali, tecnici e politici, della fattibilità o meno dell’opera”.

Di opinione similare anche Paolo Roberto Mallamaci, ex Segretario Provinciale dei Popolari UDEUR e già Consigliere Comunale di Montebello Jonico:“Dalla stampa locale abbiamo appreso in questi giorni che sull’area industriale di Saline è in corso una trattativa portata avanti dall’Api, società controllata da una holding petrolifera di livello nazionale, che sarebbe disposta ad intervenire sul sito delle ex Ogr e sulla stessa Liquichimica” […] “tale iniziativa cozzerebbe sulla tanto sbandierata vocazione turistica che si vorrebbe dare all’area del pantano o alla zona industriale del nostro comune. E i 50 milioni della Provincia di Reggio e della Regione Calabria per fare di Saline la Taormina calabrese?” […] “mi chiedo perché è stato riservato alla SEI questo trattamento? Perché nessuno ha ascoltato le ragioni della SEI, tenendo conto che questi imprenditori avrebbero rischiato capitali propri e non statali?” […] “Da spettatore disinteressato registro un diverso trattamento di due idee progettuali che partendo forse da presupposti industriali differenti, arrivano allo stesso scopo; una produzione di energia che la Calabria, avendo un esubero di produzione energetica, dovrebbe esportare in altre Regioni d’Italia con maggiori assorbimenti. Sono tutte domande che temo rimarranno senza risposte, ma credo che il futuro dell’area industriale di Saline non possa essere deciso nel chiuso di una stanza e soprattutto senza ascoltare le istanze che provengono dalla società civile ed economica del comprensorio.” (Calabria Ora, 11-11-.2008)